Bando Isi Inail 2017, chiusa prima fase, 17mila i progetti

È terminata giovedì 31 maggio la prima fase del bando Inail che sostiene interventi per il miglioramento della salute e della sicurezza negli ambienti di lavoro.

Più di 17 mila i progetti inseriti.

L’ottava edizione del bando ha stanziato 249.406.358 euro, a finanziamento di cinque aree progettuali, cinque assi:

  1. investimento e modelli organizzativi e responsabilità sociale;
  2. rischio movimentazione manuale carichi;
  3. bonifica amianto;
  4. piccole e micro imprese legno e ceramica;
  5. piccole e micro imprese produzione agricola primaria.

Monitoraggio sui luoghi di lavoro

Di seguito un estratto del discussion paper di Eu-Osha “TECNOLOGIA DI MONITORAGGIO: LA RICERCA DEL BENESSERE DEL XXI SECOLO?”

Qual è il tipo di tecnologia di monitoraggio che ti ha fatto sentire meglio? Questo effetto è durato a lungo? È stato forse un software che ti ha costretto a fare una pausa o un contapassi che ti ha informato della tua mancanza di movimento? Oppure è stato lo strumento di chat professionale che ti ha consentito di mantenerti in contatto con i tuoi colleghi? Si tratta di semplici gadget o qualcosa di più? Se sono qualcosa di più, possono aiutarci a perseguire il nostro benessere?

Questo articolo si propone di rispondere a tutte queste domande. Innanzitutto verrà fornita una spiegazione su tecnologie di monitoraggio, benessere e tecnologia di monitoraggio finalizzata al benessere. Successivamente, verrà discussa l’invasione del tradizionale monitoraggio elettronico delle prestazioni professionali (EPM) e delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) sul luogo di lavoro e si procederà a un confronto con la tecnologia di monitoraggio finalizzata al benessere. Sulla base di questa analisi, sono state individuate cinque sfide principali, che devono essere eliminate o vinte per consentire alla tecnologia di monitoraggio finalizzata al benessere di raggiungere il suo pieno sviluppo. […]

Monitoraggio elettronico precoce delle prestazioni al lavoro

Decenni fa, l’industria aveva già fatto ricorso a tecnologie di monitoraggio per controllare sia i lavoratori che le macchine, quando l’essere umano era considerato quasi alla stregua di un tipo specifico di macchina. Tale tipologia di monitoraggio è spesso denominata EPM. Queste tecnologie controllano le prestazioni e non il benessere. Sono stati segnalati numerosi vantaggi dell’EPM, tra cui:

  • aiuta a individuare le esigenze di formazione;
  • facilita l’impostazione degli obiettivi;
  • può portare a guadagni di produttività;
  • facilita il telelavoro e l’orario flessibile;
  • fornisce assistenza per la pianificazione delle risorse;
  • aumenta il valore degli investimenti in sistemi informatici;
  • può fornire riscontri immediati e oggettivi e
  • riduce il rischio di pregiudizio nelle valutazioni delle prestazioni.

Tuttavia, l’EPM è stato associato anche a una serie di svantaggi, tra cui:

  • può comportare una violazione della privacy:
  • aumenta lo stress e può avere esiti negativi per la salute a lungo termine;
  • può diminuire la soddisfazione e abbassare il morale;
  • può ridurre il contatto tra dipendenti e supervisore;
  • può ridurre il contatto tra dipendenti e collaboratori;
  • può portare a concentrarsi sulla quantità di lavoro sacrificando la qualità;
  • può trasformare il clima di lavoro in una «competizione elettronica» e
  • potrebbe sopraffare il supervisore con dati e aspettative di riscontri.

La maggior parte di questi vantaggi e svantaggi si applica anche alla tecnologia di monitoraggio finalizzata al benessere.

Come tecnologia di monitoraggio, l’adozione dell’EPM è potenzialmente vantaggiosa sia per i datori di lavoro che per i lavoratori. Tuttavia, sebbene l’EPM sia stato inizialmente usato per ottimizzare la produzione, gli obiettivi del suo impiego dovrebbero essere estesi al benessere generale di tutte le parti interessate. A lungo andare, ciò comporterà anche una massimizzazione della produzione.

L’invasione delle TIC sul lavoro

La tecnologia di monitoraggio è un tipo di TIC dedicata, con i suoi pro e i suoi contro. Nonostante le sue limitazioni, poche persone si interrogano sul suo potenziale. Tuttavia, la tecnologia di monitoraggio, come tutte le TIC, presenta anche dei limiti. Questa sezione affronta alcuni rischi derivanti dall’uso delle TIC, quali la tecnologia di monitoraggio, sul posto di lavoro.

Anche prima dell’avvento degli smartphone e dei tablet, l’adozione delle TIC sul lavoro aveva già causato problemi di salute. Nel corso dei decenni, da allora in poi, l’uso delle TIC sul lavoro è stato intensificato con l’uso di computer portatili, tablet, smartphone e anche dispositivi indossabili come orologi da polso (ad es. smart watch). I problemi iniziali di salute identificati sono stati principalmente fisici, tra cui:

  • problemi muscolo-scheletrici, che includono lesioni dovute a sollecitazioni ripetitive (repetitive strain injury, RSI);
  • problemi alla vista;
  • mal di testa;
  • obesità (ad es. a causa della mancanza di attività fisica);
  • disturbi dovuti a stress (ad es. burnout).

Più di recente, a causa dell’insorgere di problemi correlati al benessere fisico, sono stati individuati altrettanti problemi riguardanti il benessere soggettivo legati all’uso di TIC. Di conseguenza, l’elenco iniziale è stato ampliato e comprende attualmente cinque ulteriori problemi sanitari correlati alle TIC:

  • problemi metabolici, quali carenze di vitamine e diabete;
  • dipendenza (ad es. da giochi, social media e Internet);
  • problemi di sonno;
  • isolamento sociale e
  • una visione del mondo irrealistica (con conseguente depressione, ad esempio).

[…]

Sfide per il monitoraggio finalizzato al benessere sul lavoro

La tecnologia di monitoraggio finalizzata al benessere diventerà la migliore alleata dei lavoratori? Per vincere questa sfida, la tecnologia di monitoraggio si basa sull’esperienza clinica derivante dalla conduzione di esperimenti e dall’adozione di interventi e approcci graduabili. Infatti, è stato spesso affermato che tutti i problemi professionali connessi alle TIC sono stati risolti utilizzando la tecnologia di monitoraggio. Ad esempio, i problemi muscolo-scheletrici possono essere evitati utilizzando tecnologie persuasive, il problema dell’inattività fisica viene affrontato nello stesso modo e così anche mal di testa, diabete, disturbi del sonno e isolamento sociale. Quindi sembra essere un caso di «soluzione unica valida in tutti i casi». Tuttavia, molte soluzioni si rivelano fragili e le procedure di controllo su base casuale sono assenti o condotte su piccola scala. Inoltre, le soluzioni restano a livello di gadget anziché a livello di soluzioni cliniche mirate. Il problema risiede nella tendenza crescente a vedere solo ciò che mostra il computer. Forse è per questo che il monitoraggio finalizzato al benessere sul lavoro non è mai diventato una pratica standard. Le applicazioni che costringono a fare una pausa sono destinate al benessere del lavoratore, ma non monitorano nulla.

Interpretazione del significato

La velocità e la facilità di calcolo, le statistiche e persino l’apprendimento automatico hanno spinto i ricercatori a «mettere sotto torchio i dati» fino a farli «confessare», semplicemente calcolando tutti i possibili confronti a fini di analisi. Le ipotesi e perfino i quadri teorici vengono adattati e, inoltre, i test multipli inducono a trarre conclusioni errate. Di conseguenza, i risultati scientifici dovrebbero essere gestiti, più che mai, con la massima cura. La necessità di replica non è mai stata così grande, in quanto non possiamo sfruttare la natura come le mucche al pascolo (Medawar, 1969). Sfortunatamente, nella ricerca di nuove opportunità scientifiche e commerciali, anche molte delle tecnologie di monitoraggio sembrano derivare da questa prassi.

La tecnologia di monitoraggio richiede che i processi siano resi espliciti, perché diversamente non è possibile programmarli ed eseguirli, come pacchetto software o applicazione collegati ad alcuni sensori. Nel tentativo di attuare quadri teorici relativi al benessere, si scopre una carenza di modelli specifici adeguati e la programmazione diventa difficile. Se si tiene in considerazione questo aspetto, la tecnologia di monitoraggio può anche essere un metodo, tra gli altri, per convalidare le teorie relative al benessere. Inoltre, una volta definiti correttamente i quadri teorici, il monitoraggio consente di sperimentarli nel mondo reale, ben lontano dagli ambienti di laboratorio controllati. Ci si trova quindi di fronte all’incredibile variabilità della vita. Spesso, nelle scienze umane ci si riferisce a tale variabilità calcolando delle medie, per mezzo di una statistica avanzata. Tuttavia, come è possibile garantirne il funzionamento per ogni singolo individuo? In questo caso, anche lievi differenze possono essere importanti. Se applicate correttamente, le TIC possono fornire alcune soluzioni, grazie alle branche dedicate all’apprendimento automatico e al riconoscimento dei modelli.

Sicurezza

In linea di principio, possiamo supporre che i dati della tecnologia di monitoraggio possano essere conservati per sempre, se necessario. La nuvola informatica potrebbe essere una possibilità adatta allo scopo o i dati dovranno essere memorizzati localmente, in casa, in forma indossabile o nell’organismo di una persona? In un modo o nell’altro, la trasmissione senza fili sembra praticamente inevitabile. Purtroppo, ciò introduce, per definizione, un rischio relativo alla sicurezza.

Sono stati sviluppati alcuni algoritmi che deteriorano i dati nel tempo, basandosi sulla supposizione che i dati meno recenti, a cui non sia stato effettuato l’accesso per molto tempo e solo scarsamente correlati ai dati e ai processi attuali, non siano più importanti. Tuttavia, come possono tali algoritmi effettuare le scelte corrette, quando ciò risulta difficile (ancora una volta) anche per le persone? Non dovremmo piuttosto cercare di capire la storia, dato che gli eventi e i processi sembrano ripetersi nel tempo e per generazioni?

Una combinazione di misure di sicurezza potrebbe ridurre il rischio per la sicurezza in maniera significativa. Ad esempio, potrebbero essere utilizzati a questo scopo nuovi tipi di biometria; in particolare, i biosegnali, una volta registrati, possono servire a un duplice scopo. Tuttavia, anche per quanto riguarda la sicurezza, resta ancora molto lavoro da fare.

Il «grande fratello»: un fattore di stress

Le tecnologie di monitoraggio richiedono la conservazione, il trattamento, l’analisi dei dati e così via. È molto probabile che quando i dati riguardano il benessere delle persone siano molto personali e non siano destinati a essere condivisi con tutti. Ciò rappresenta un problema specifico quando vengono associate più tecnologie di monitoraggio, come GPS, biosegnali e audio, poiché insieme possono rivelare molto di più riguardo alle persone che separatamente.

I dirigenti possono utilizzare diversi tipi di tecnologia di monitoraggio: Tra i più comunemente usati vi sono il monitoraggio del computer, che può misurare la velocità e la precisione nella digitazione dei dipendenti; la videosorveglianza, che rileva i furti compiuti dai dipendenti, i giochi disordinati o violenti e la sicurezza; lo spionaggio, che utilizza tecniche investigative, quando vi è un’attività sospetta all’interno del luogo di lavoro; la sorveglianza e le intercettazioni telefoniche, che rilevano le chiamate telefoniche effettuate e ricevute dei dipendenti e la relativa frequenza e il sistema di badge attivo, che registra la posizione dei dipendenti all’interno del luogo di lavoro (Mishra and Crampton, 1998). Per il momento, è possibile estenderli rilevando tutti i segnali trasmessi per mezzo di dispositivi TIC, come smartphone, tablet e computer portatili. Ciò vale non soltanto per la digitazione sulla tastiera, ma è possibile acquisire anche testi completi. La sorveglianza audio è un’estensione ovvia, così come il rilevamento della posizione (per mezzo, ad esempio, del GPS) e i biosegnali.

Analogamente all’EPM, il lavoratore può percepire la tecnologia di monitoraggio finalizzata al benessere come una violazione della privacy, che viene generalmente vissuta come fattore di stress. Questa percezione è giustificata, pertanto, quando viene attuata la tecnologia di monitoraggio finalizzata al benessere, i lavoratori dovrebbero avere il controllo totale dei loro dati personali. Di conseguenza, possono scegliere i dati da condividere. Questa sensazione di controllo può ridurre o addirittura eliminare la sensazione di violazione della privacy. Ma quante persone sono in grado di comprendere, anche solo minimamente, per quali scopi vengono usati i loro dati, che cosa comunicano al loro riguardo e se possono essere distribuiti ulteriormente?

Il datore di lavoro può cercare di persuadere il lavoratore a fornire ulteriori informazioni. Tuttavia, le informazioni devono essere inserite in un contesto (ad esempio le circostanze personali del lavoratore) perché sia possibile attribuire loro un significato adeguato. Molto probabilmente ciò richiederà almeno un intervento umano, dato che il contesto è molto difficile da cogliere e interpretare. In ogni caso, il datore di lavoro deve ricevere una formazione relativa al processo di interpretazione del significato, tramite i dati forniti dalla tecnologia di monitoraggio, in quanto sarà ritenuto responsabile delle misure adottate in base alle informazioni.

Tecnologia di monitoraggio incorporata e indossabile

È possibile monitorare non soltanto il benessere soggettivo, ma anche quello fisico. Tuttavia, in molte occasioni, sarà difficile scinderli. Ad esempio, quando viene utilizzato un biosensore per l’attività elettrodermica, viene monitorata la secrezione di sudore. Tuttavia, una persona sta sudando perché ha la febbre, è stressata o ha appena salito le scale? In ambienti di laboratorio controllati, è possibile stabilirlo; nel mondo reale incontrollato, con le sue infinite variazioni, ciò risulta molto difficile, se non impossibile. Tuttavia, la tecnologia di monitoraggio può offrire una certa sicurezza e può essere usata (e lo è già) per ridurre i costi.

  • Nelle macellerie si verificano tuttora incidenti, nonostante l’uso di coltelli professionali. I lavoratori semplicemente dimenticano di avere tra le mani un coltello, ad esempio quando vanno al bagno o iniziano una conversazione. Un semplice rilevamento basato sulla localizzazione potrebbe essere utilizzato per monitorare la posizione dei coltelli e potrebbe emettere un segnale quando un coltello viene portato fuori dall’area limitata.
  • I lavoratori nel settore della conoscenza potrebbero trarre beneficio da un mouse comprimibile che rilevi il loro stato di stress. Un mouse di questo tipo può utilizzare sensori di pressione e biosensori per determinare il livello di stress. Grazie alla triangolazione dei segnali, è possibile ottenere un indicatore di stress piuttosto affidabile. Possono essere forniti riscontri al lavoratore, al datore di lavoro, ai colleghi o a tutte queste persone insieme.
  • Nell’ambito dell’assistenza agli anziani, vengono utilizzati diversi sensori per determinarne la sicurezza. Tali sensori comprendono telecamere e microfoni e si sostituiscono agli occhi e alle orecchie dell’operatore sanitario. In questo modo, un operatore sanitario può controllare più anziani contemporaneamente. La politica generale è che l’anziano abbia il controllo di quando la tecnologia di monitoraggio è attiva e quando non lo è. Tuttavia, ciò richiede che la persona sia in grado di prendere una decisione di questo tipo.
  • Un esempio di tecnologia di monitoraggio invasiva utilizzata nella pratica quotidiana per mantenere la funzionalità delle persone è il defibrillatore cardiaco impiantabile (ICD). L’ICD è un piccolo dispositivo posto nel torace o nell’addome che può correggere automaticamente le aritmie (ovvero i battiti cardiaci irregolari), tramite uno shock elettrico per ripristinare il battito cardiaco normale. Gli ICD moderni funzionano anche come pacemaker e defibrillatori, anche se gli ICD sono molto più complessi.
  • Il personale preposto all’applicazione della legge (ad esempio i funzionari di polizia) può indossare videocamere, compresi microfoni, che ne registrano la condotta durante il servizio. Se si rende necessaria una valutazione, le registrazioni della videocamera possono essere consultate sia dal funzionario che dal datore di lavoro, consentendo il controllo e i riscontri in relazione alla sua condotta. Attualmente, ciò può essere effettuato solo offline, in un secondo momento. Tuttavia, nel futuro prossimo sarà possibile, almeno tecnicamente, eseguire tale operazione online in tempo reale.

Questa serie di esempi è la dimostrazione per eccellenza dell’uso e dell’ampia applicazione della tecnologia di monitoraggio incorporata e indossabile. Naturalmente si poterebbero fornire molti altri esempi. La cosa più importante è che viene chiaramente definito il valore aggiunto della tecnologia di monitoraggio, comprese le condizioni di lavoro e l’accesso ai dati, nonché molti altri aspetti, come illustrato in precedenza.

Tecnologia (di monitoraggio) persuasiva

Anche qualora sia stata data una risposta a tutte le sfide appena citate, la tecnologia di monitoraggio può ancora mostrare delle carenze, poiché nessuno di questi aspetti garantisce un cambiamento a lungo termine nel comportamento, necessario quando si vuole raggiungere un livello di benessere (più) elevato. Tuttavia, tramite una soluzione che utilizza la tecnologia di monitoraggio come parte della sua equazione (la tecnologia persuasiva), è probabile che questo obiettivo possa essere raggiunto. La tecnologia persuasiva mira a indurre gli utenti a cambiare volontariamente i loro atteggiamenti o comportamenti attraverso la persuasione e l’influenza sociale. Associata alla tecnologia di monitoraggio, la tecnologia persuasiva usa un algoritmo in grado di condizionare e alcuni attuatori per fornire riscontri attivi all’utente. Tali riscontri possono consistere in un cambiamento della luce ambientale, una musica diversa, un messaggio di incoraggiamento o un confronto anonimo con un riferimento (ad esempio i colleghi).

Dall’inizio del lavoro pioneristico di Fogg nel 2002, la tecnologia persuasiva ha conquistato un posto al confine tra scienze sociali e ingegneria. Tuttavia, la posta in gioco è alta. Le strategie persuasive sono difficili da inventare e applicare ma, una volta realizzate, sono molto efficaci. L’unica spiegazione è che la tecnologia persuasiva non applica la coercizione, di conseguenza il lavoratore è motivato a modificare i propri atteggiamenti e comportamenti. In particolare, quando i cambiamenti devono essere mantenuti a lungo termine, è fondamentale una forte motivazione intrinseca. In alternativa, i processi automatizzati possono essere modificati, possibilmente senza la completa consapevolezza del lavoratore, e successivamente consolidati, sostituendo i vecchi processi.

La tecnologia persuasiva si è già dimostrata efficace nel cambiamento dei comportamenti salutari, quindi perché non nell’ambiente di lavoro, in particolare se rivolta al benessere soggettivo dei lavoratori? Detto questo, sebbene vengano rivendicati molti successi, la tecnologia persuasiva soffre di diversi limiti, tra cui (Orji e Moffatt, in corso di stampa):

mancanza di standard di valutazione obiettivi;

  • fragile integrazione delle teorie e della pratica comportamentali nella sua progettazione;
  • uso di più strategie all’interno di un unico progetto, con relazioni non identificate tra strategie e successi e fallimenti;
  • scarse valutazioni longitudinali dell’efficacia della tecnologia persuasiva e
  • assenza di un pubblico di destinatari rappresentativi nella sua progettazione.

Nel complesso, la tecnologia persuasiva non è ancora un ramo maturo della scienza. Di conseguenza, non si può prevedere che venga applicata in pratica nel futuro imminente. Nonostante ciò, è un ramo promettente della scienza interdisciplinare, molto importante per la tecnologia di monitoraggio finalizzata al benessere sul luogo di lavoro.

A che punto siamo?

La serie di sfide descritte non è un elenco esaustivo; tuttavia, cinque sono le sfide più importanti. Queste sfide devono essere vinte affinché la tecnologia di monitoraggio finalizzata al benessere nei contesti professionali in genere raggiunga il suo pieno sviluppo. Tuttavia, per occupazioni specifiche, in contesti specifici, l’attuale tecnologia di monitoraggio innovativa può già fare una differenza significativa per il benessere dei lavoratori, come indicato negli esempi descritti.

Alcune delle sfide citate potrebbero scomparire, in quanto la società e l’uso delle TIC subiranno cambiamenti e, di conseguenza, anche le opinioni dei lavoratori su questioni quali la sicurezza e la vita privata. Inoltre, gli sviluppi nella tecnologia di monitoraggio incorporata e indossabile imprimeranno indubbiamente un’accelerazione e la tecnologia diventerà più accessibile dal momento che sta diventando rapidamente meno costosa. Questa evoluzione lascia aperte le due sfide principali e correlate dell’interpretazione del significato e della tecnologia persuasiva. La sfida centrale è l’interpretazione di ciò che viene monitorato e, successivamente, la scelta delle azioni adeguate da intraprendere. Si tratta di una sfida nell’ambito delle scienze sociali (ad esempio psicologia e scienze della comunicazione) più che di una sfida tecnica e riguarda il grado di comprensione raggiunto in merito ai lavoratori, alla loro occupazione, al loro ambiente di lavoro e, semplicemente, alla loro vita nel complesso.

Conclusione

Il nostro benessere e il relativo monitoraggio rappresentano un campo della scienza e della pratica di grande attualità e complessità. Indubbiamente, la tecnologia di monitoraggio farà parte del nostro futuro; in particolare, i biosensori diventeranno rapidamente più diffusi e importanti. Tuttavia, per ora, sembra opportuno riconsiderarne le basi. La tecnologia di monitoraggio non soltanto possiede il potenziale per accrescere il nostro benessere, ma può aiutarci anche a capirlo. Pertanto, le sue implicazioni sono ancora più vaste di quanto già preannunciato. Inoltre, la tecnologia di monitoraggio non si limita a contribuire al nostro benessere, ma può fare molto di più, aumentando anche la nostra sicurezza.

La tecnologia di monitoraggio è iniziata con l’EPM, che si è concentrato sull’aumento dell’efficacia e dell’efficienza della produzione. L’EPM ha già mostrato i suoi vantaggi e svantaggi, così come le TIC nel luogo di lavoro in generale. Recentemente, l’elenco degli svantaggi delle TIC è raddoppiato, evidenziando il ridimensionamento della tecnologia. La tecnologia di monitoraggio finalizzata al benessere sul lavoro si trova ad affrontare sfide proprie. Da un lato, è possibile che alcune svaniscano (ad esempio, nell’ambito della vita privata e della sicurezza) o che vengano superate (i problemi posti dalla tecnologia incorporata e indossabile). Dall’altro, è possibile prevedere che le sfide poste dall’interpretazione del significato e dall’inclusione della tecnologia di monitoraggio nella tecnologia persuasiva rimarranno per lungo tempo sfide importanti. Tuttavia, come illustrato, per occupazioni specifiche e in contesti specifici, la tecnologia di monitoraggio è già in grado di aumentare il benessere dei lavoratori.

In sintesi, come accade per tutta la tecnologia che interagisce con le persone, la tecnologia di monitoraggio finalizzata al benessere deve innanzitutto porre al centro l’essere umano. Esistono attuazioni specifiche per i contesti occupazionali che rispettano la vita privata, la sicurezza e lo stress dei lavoratori legato al monitoraggio e si può prevedere che se ne aggiungeranno altre. La tecnologia di monitoraggio finalizzata al benessere in generale rimarrà una grande sfida per diverso tempo e saranno le scienze sociali, anziché la scienza e la tecnologia, a dover fornire le soluzioni significative. Tenendo conto di tutti questi aspetti, la tecnologia di monitoraggio finalizzata al benessere ha già cambiato le regole del gioco negli ambienti di lavoro e farà sempre più la differenza in futuro.

Decreto in GU: Agenzie per il lavoro, requisiti professionali, locali esercizio

Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 117 del 22 maggio 2018 il Decreto del Ministero del Lavoro del 10 aprile 2018 Requisiti delle Agenzie per il lavoro, in attuazione dell’articolo 5, comma 1, lettera c), del decreto legislativo n. 276 del 2003. Competenze professionali, i locali per l’esercizio dell’attività.

Oggetto del decreto sono le agenzie per il lavoro come definite dall’articolo 4 comma 1 del decreto legislativo n. 276 del 2003, ovvero:

“a) agenzie di somministrazione di lavoro abilitate allo svolgimento di tutte le attivita’ di cui all’articolo 20;
b) agenzie di somministrazione di lavoro a tempo indeterminato abilitate a svolgere esclusivamente una delle attività specifiche di cui all’articolo 20, comma 3, lettere da a) a h);
c) agenzie di intermediazione;
d) agenzie di ricerca e selezione del personale;
e) agenzie di supporto alla ricollocazione professionale”.

Per ogni tipologia di agenzia l’articolo 1 del decreto 10 aprile 2018 elenca requisiti e competenze professionali necessarie.

Le agenzie indicate dai commi a,b,c del decreto 2003, ovvero somministrazione e intermediazione devono essere dotate di personale qualificato nelle seguenti modalità:

  1. “almeno quattro unità nella sede principale;
  2. almeno due unita’ per ogni unita’ organizzativa;
  3. per ogni unita’ organizzativa va indicato un responsabile, anche con funzioni di operatore”.

Quindi d ed e, ovvero ricerca e ricollocazione:

  1. “almeno due unita’ nella sede principale;
  2. almeno una unita’ per ogni eventuale unita’ organizzativa periferica;
  3. per ogni unita’ organizzativa va indicato un responsabile, anche con funzioni di operatore”.

Il comma 2 dell’articolo 1 chiarisce in merito a cosa si intende per personale qualificato, con le competenze professionali che possono derivare da:

  • esperienza di almeno due anni nel settore come dirigente, quadro, funzionario o professionista (riconosciuti anche i percorsi formativi regionali o delle associazioni più rappresentative);
  • in alternativa iscrizione da almeno due anni all’albo dei consulenti del lavoro.

Obbligatoria la comunicazione dell’organigramma e relativi CV ad Anpal, comprese eventuali variazioni. Tali dati devono essere consultabili da chi vorrà contattare le agenzie.

Articolo 2 locali. Obbligatori locali e attrezzature idonei, ambienti distinti da quelli di eventuali altre attività e “conformi alla normativa in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro”. I locali a sportello devono possedere ognuno dei seguenti requisiti:

a) conformità alla disciplina urbanistica-edilizia vigente;
b) conformita’ alle norme in materia di igiene, salute e sicurezza sul lavoro;
c) conformita’ alle norme in materia di barriere architettoniche e accessibilita’ e visitabilita’ per i disabili;
d) dotazione, nelle sedi, di attrezzature, spazi e materiali idonei allo svolgimento delle attivita’, in coerenza con il servizio effettuato;
e) presenza di un responsabile anche con funzioni di operatore;
f) indicazione visibile all’esterno dei locali dell’orario di apertura al pubblico;
g) indicazione visibile all’interno dei locali dei seguenti elementi informativi:
1) gli estremi del provvedimento di accreditamento e i servizi per il lavoro erogabili;
2) il nominativo del responsabile dell’unita’ organizzativa”.

Obbligatorie almeno sei sedi a sportello in almeno quattro regioni per agenzie di somministrazione e intermediazione che oltre ai requisiti citati devono anche disporre:

“a) garanzia di una fascia di venti ore settimanali minime di apertura degli sportelli al pubblico;
b) presenza di almeno due operatori per ogni sede operativa”.

Il provvedimento del 10 aprile 2018 comporta l’abrogazione del decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali 5 maggio 2004. Per quanto riguarda l’adeguamento delle agenzie: un anno di tempo per le esistenti, compresa la fondazione citata nell’articolo 6 comma 2 del decreto 2003. Le prossime agenzie verranno autorizzate rispettando i nuovi requisiti.

Info: Decreto 10 aprile 2018 GU n.117 del 22 maggio 2018

Ministero del Lavoro : Rinnovo autorizzazione ponteggi, istruzioni in circolare

Pubblicata dal Ministero del Lavoro il 28 maggio 2018 la circolare n.10 con le indicazioni riguardanti il Rinnovo delle autorizzazioni alla costruzione e all’impiego di ponteggi, ai sensi dell’articolo 131, comma 5, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81.

Attualmente è attivo un Gruppo di lavoro tecnico istituito dal Ministero del Lavoro con il Servizio tecnico centrale del Consiglio superiore dei lavori pubblici dell’Inail e l’Istituto per le tecnologie della costruzione del Cnr, per analizzare in base a quanto previsto dagli articoli 131 e 132 del Testo Unico sicurezza, l’evoluzione tecnica dei ponteggi fissi.

Tale gruppo di lavoro tenendo in considerazione anche le recenti Norme tecniche per le costruzioni decreto 17 gennaio 2018, definirà delle nuove regole per la costruzione e l’impiego dei ponteggi fissi. Nell’attesa della loro stesura, il Ministero del Lavoro invita all’invio delle istanze di rinnovo decennale previsto dall’articolo 131. “Questa Amministrazione ha necessità di conoscere le autorizzazioni per le quali permanga tuttora l’interesse del fabbricante al relativo rinnovo decennaleCiò al fine di poter avviare, una volta disponibili le nuove indicazioni tecniche applicabili ai ponteggi metallici, la necessaria istruttoria per verificarne l’adeguatezza al progresso tecnico secondo quanto previsto dal richiamato articolo 131, comma 5″.

Le istanze di rinnovo dovranno essere inviate dal titolare dell’autorizzazione entro il 15 giugno 2018. Dovranno essere inviate a dgrapportilavoro.div3@pec.lavoro.gov.it corredate di copia delle precedenti autorizzazioni e dichiarazioni su requisiti del ponteggio e produzione in corso ai sensi del d.P.R. n. 445/2000. Quelle già presentate dovranno essere integrare con i documenti citati.

Le domande pervenute dopo il 15 giugno 2018 non verranno accettate e l’autorizzazione quindi non rinnovata verrà automaticamente revocata. “Nelle more che siano elaborate le nuove indicazioni tecniche applicabili ai ponteggi metallici, le autorizzazioni per le quali sia stata regolarmente presentata istanza di rinnovo saranno decise sulla base delle indicazioni tecniche attualmente vigenti.

Si rappresenta fin d’ora che questo Ministero, una volta disponibili le nuove istruzioni tecniche, renderà noti – con la necessaria tempestività – i termini e le modalità per la revisione delle autorizzazioni rinnovate medio tempore, sulla base delle nuove istruzioni tecniche”.

Info: Ministero Lavoro, circolare n.10 del 28 maggio 2018

Bando Inail formazione: Pubblicati i punteggi

Sono stati pubblicati da Inail i punteggi riguardanti il bando per il finanziamento di progetti formativi specificatamente dedicati alle piccole, medie e micro imprese indetto nel gennaio 2016.

Si tratta del bando che ha stanziato 14.589.896,00 per progetti destinati a piccole medie e microimprese (e a loro lavoratori anche stagionali, Rls e Rlst), piccoli imprenditori, realizzati da soggetti attuatori come: sindacati, organismi paritetici, università, Vigili del Fuoco, Ordini professionali, patronati e formativi accreditati.

I progetti sono stati valutati dalla relativa Commissione il 21 maggio 2018. Attribuiti i punteggi, le graduatorie verranno stilate e comunicate dopo la verifica delle autocertificazioni e delle documentazioni previste dall’articolo 13 del bando.

Info: Inail, pubblicati i punteggi del bando formazione

Rapporto Ilo,2 miliardi di lavoratori nell’economia informale

2 miliardi di persone nel mondo coinvolte nell’economia informale, ovvero più della metà dei lavoratori. 85,8% in Africa, 25,1% in Europa. Questi alcuni dei dati pubblicati dall’Ilo nel rapporto Women and men in the informal economy: A statistical picture (Donne e uomini nell’economia informale: Un quadro statistico). Dati che riguardano oltre 100 Paesi.

La quota di popolazione coinvolta nell’economia informale raggiunge il 61%, oltre all’Africa le percentuali maggiori riguardano Asia e Pacifico 68,2%, Stati Arabi 68,6%, Americhe 40%. Nei due miliardi le donne sono 740 milioni, che si trovano spesso in condizioni di lavoro vulnerabili, a rischio. Proprio i rischi sono uno dei motivi per i quali Ilo richiama la ratifica internazionale della R204 – Raccomandazione sulla transizione dall’economia informale verso l’economia formale 2015. Rischi per la sicurezza, lavoro non dignitoso, assenza di diritti e protezione sociale.

Tra i settori lavorativi è l’agricoltura a presentare i livelli maggiori di occupazione informale con oltre il 90%. I nati nelle aree rurali hanno il doppio delle probabilità di esserne coinvolti rispetto a chi vive in aree urbane. Distanze simili tra chi non ha completato percorsi di istruzione primaria e secondaria e chi invece l’ha fatto.

Info: Ilo Italia, rapporto mondiale sull’economia informale

Premio buone prassi sicurezza sul lavoro, Eu-Osha 2018-2019

Indetta da Eu-Osha la nuova edizione del premio europeo per buone pratiche sulla sicurezza sul lavoro questa volta centrate sull’appena lanciato tema biennale Salute e sicurezza negli ambienti di lavoro in presenza di sostanze pericolose.

Si tratta della quattordicesima edizione del contest. Come negli anni passati le candidature provenienti da ogni Paese verranno sottoposte a valutazione tripartita nel Focal point nazionale e i vincitori confluiranno nella valutazione europea e assoluta. Il premio in linea con il tema della nuova campagna biennale intende individuare esempi di:

  • gestione attiva dei rischi da sostanze pericolose;
  • approcci olistici nella gestione della sicurezza;
  • miglioramenti nell’uso delle sostanze.

Quindi:

  • priorità alle misure collettive;
  • sostenibilità;
  • trasferibilità.

Non verranno presi in considerazione progetti commerciali, le buone prassi presentate dovrebbero voler oltrepassare, rinforzare, quanto già previsto dalle normative nazionali sulla sicurezza sul lavoro.

Possono inviare candidatura:

  • “imprese individuali o organizzazioni di tutte le dimensioni;
  • enti e organismi che offrono formazione o istruzione;
  • organizzazioni dei datori di lavoro, associazioni di categoria, sindacati e organizzazioni non governative;
  • servizi regionali o locali per la prevenzione in materia di sicurezza e salute sul lavoro, servizi di assicurazione e altre organizzazioni intermediarie;
  • partner ufficiali della campagna”.

Scadenza invio in Italia è il 19 gennaio 2019.

Progetto Anpal e Enm per avvio giovani all’impresa

Yes I start up – Formazione per l’avvio d’impresa.

Questo il nome del progetto per l’avvio all’imprenditorialità attraverso SELFIEmployment o misure analoghe firmato da Anpal e dall’Ente nazionale del microcredito Enm il 19 aprile 2018.

Quel sogno chiuso nel cassetto o quell’idea più volte rimandata, oggi possono diventare realtà grazie al progetto “Yes I Start Up”, avviato dall’Anpal (Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro) e dall’Ente Nazionale del Microcredito.

Vari gli sportelli attivi dedicati a questa misura finalizzata alla formazione e all’accompagnamento all’autoimprenditorialità dei giovani, attraverso un percorso formativo mirato e personalizzato per la definizione di un’idea di impresa.

I giovani interessati sono ragazzi dai 18 ai 29 anni iscritti al programma SelfiEmployment, (può fare domanda anche chi ha già usufruito di altre misure di Garanzia Giovani), che allo stato attuale non lavorano, non studiano e non si stanno formando.

“Yes I Start Up” è l’opportunità per sviluppare idee di business e avviare iniziative imprenditoriali, che permettano di ottenere finanziamenti agevolati attraverso il supporto per l’accesso al credito.

Per poter collaborare al progetto in qualità di soggetti attuatori, enti pubblici e privati potranno rispondere all’avviso pubblicato sul sito dell’Enm a partire dal 23 aprile 2018.

Info: Anpal, protocollo YES I start up – Formazione per l’Avvio di impresa

Decreto e regolamento: Fitosanitari per utilizzatori non professionali

È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale n.88 del 16 aprile 2018 il Decreto 22 gennaio 2018 n.33 Regolamento sulle misure e sui requisiti dei prodotti fitosanitari per un uso sicuro da parte degli utilizzatori non professionali. Regolamento che definisce classificazione di pericolo, formulazione, confezionamento, imballaggio, avvertenze e precauzioni da segnalare per l’utilizzo in sicurezza dei prodotti. Per la prevenzione dai rischi ai quali possono essere esposti uomo, ambiente e organismi non bersaglio.

In vigore dal 1° maggio 2018.

I requisiti oggetto del Regolamento sono raccolti nell’allegato arrivato a stesura definitiva dopo le osservazioni del Ministero della Salute in data 27 gennaio 2014, delle imprese di categoria 3 febbraio 2014, Consiglio tecnico-scientifico 23 giugno 2015, Consiglio di Stato 11 febbraio 2016 e dopo l’obbligo di notifica alla Commissione UE in conformità alla direttiva (UE) 2015/1535. Si tratta di un allegato che in futuro potrà essere modificato con decreto di natura non regolamentare del Ministero della Salute.

Il Regolamento ne riporta scadenze per l’adeguamento del commercio nel periodo transitorio e per la pubblicità.

Come si evince nella premessa dell’allegato, è stato elaborato per la protezione dell’utilizzatore non professionale o di chiunque possa entrare in contatto con fitosanitari e per la protezione dell’ambiente. Ciò in applicazione della direttiva 2009/128/CE che non prevede formazione per l’utilizzatore non professionale ma che al contempo indica: “Gli Stati membri adottano tutte le misure necessarie concernenti i pesticidi autorizzati per gli utilizzatori non professionali al fine di evitare operazioni di manipolazione pericolose. Tali misure possono includere l’uso di pesticidi a bassa tossicità, di formule pronte per l’uso e di limiti del volume dei contenitori o imballaggi”.

I prodotti oggetto del decreto sono i PFn Pprodotti fitosanitari destinati agli utilizzatori non professionali, suddivisi in PFnPO prodotti da utilizzare esclusivamente per la difesa fitosanitaria di piante ornamentali e PFnPE prodotti per la difesa fitosanitaria di piante edibili. Si tratta di prodotti che interessano utenti non professionali che non necessitano di abilitazione da articolo 9 Decreto legislativo 150/2012 e autorizzati da regolamento (CE) 1107/2009.

L’allegato di riferimento indica:

  • A) Requisiti dei prodotti fitosanitari destinati agli utilizzatori non professionali.
    A.1) Classificazione di pericolo del prodotto (esenti da classificazione di pericolo ai sensi del regolamento (CE) 1272/2008 Clp).
    A.2) Classificazione di pericolo e proprietà tossicologiche delle sostanze attive e dei coformulanti presenti nel prodotto.
    A.3) Formulazione, confezionamento e taglia.
    A.4) Avvertenze e precauzioni d’uso.
    A.5) Intervallo di tempo tra l’applicazione del prodotto fitosanitario alla coltura e la raccolta del prodotto vegetale destinato all’alimentazione (intervallo di sicurezza).
  • B) Misure concernenti la stima dell’esposizione dell’uomo, dell’ambiente e degli organismi non bersaglio.

I prodotti devono avere in etichetta l’indicazione “Prodotto fitosanitario destinato agli utilizzatori non professionali” seguita da PFnPE o PFnPO. Nella vendita devono essere indicati con apposita cartellonistica e ancora “ai fini del commercio e della vendita dei prodotti fitosanitari destinati agli utilizzatori non professionali, ad esclusione di quelli ricadenti nella categoria dei PFnPO, si applicano le disposizioni di cui agli articoli 21, 22 e 24, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 23 aprile 2001, n. 290, nonché le disposizioni di cui all’articolo 8, commi 1, 2, 4 e 5, all’articolo 10, commi 1 e 3, e all’articolo 16, commi 1 e 2, del decreto legislativo 14 agosto 2012, n. 150″.

La pubblicità che li interessa deve rispettare l’articolo 66 del regolamento (CE) n. 1107/2009, per l’autorizzazione all’immissione in commercio vigono le tariffe decreto del Ministero della salute 28 settembre 2012.

Misure transitorie.

Gli articoli 6, 7 e 8 del decreto riportano scadenze per l’uso dei fitosanitari autorizzati prima dell’entrata in vigore dello stesso decreto, per prodotti in corso di autorizzazione ai sensi regolamento (CE) n. 1107/2009 al fine del riesame da parte del Ministero della Salute su istanza dell’impresa; modifica dell’etichetta; tariffe per le autorizzazioni.

Info: GU n. 88 del 16 aprile 2018, Decreto 22 gennaio 2018 n.33 

La Nuova Sabatini

Il Ministero dello Sviluppo Economico informa sull’attuale disponibilità di oltre 320 milioni di euro per quanto riguarda la Nuova Sabatini, disponibile il 25% delle risorse previste dallo stanziamento complessivo di 1.273.862.734 euro (953.454.137 l’importo prenotato effettivo).

Ricordiamo che con Nuova Sabatini si intende l’agevolazione per micro piccole e medie imprese per l’acquisto o il leasing di macchinari, attrezzature, impianti, beni strumentali ad uso produttivo, hardware e software digitali. Per imprese di ogni settore, escluse attività finanziarie e assicurative e “attività connesse all’esportazione e per gli interventi subordinati all’impiego preferenziale di prodotti interni rispetto ai prodotti di importazione”.

Qui le indicazioni per presentare le domande, queste le FAQ.

Info: Ministero Sviluppo Economico, disponibile 25% Nuova Sabatini